5 motivi 5 per cui i tuoi ritratti sembrano fatti con la compattina

Perchè i tuoi ritratti non ti piacciono?
Perchè su flickr o 500px o chi per esso ci sono ragazzini maledetti che fanno delle foto della madonna?
Perchè a te non vengono così? Che trucchi usano? Che fotocamere usano? Che ottiche usano? Che Photoshop usano?

Potrebbero essere di più ma ne butto lì 5 tra i più comuni di motivi per cui i tuoi ritratti non spaccano.

1 – Troppa profondità di campo

La profondità di campo non ha nulla a che vedere con quanto conti di scavare per piantare le carote. E’ in realtà quella porzione di spazio che si estende davanti e dietro al punto di messa a fuoco in cui  tutto quello che vi cade è nitido. Se questa è molto estesa, tutto quello che sta dietro al soggetto sarà a fuoco e contribuirà quindi a togliere attenzione al soggetto. Ok, non s’è capito nulla ma mettiamola così: se quello che sta dietro il soggetto è molto sfuocato, l’attenzione cadrà sul soggetto stesso, tutto quello che potrebbe dare fastidio sullo sfondo sarà meno percepibile (e quindi fastidioso) e inoltre la foto avrà un senso di tridimensionalità.
E’ importante quindi parlando di ritratto, ridurre a sufficienza la PDC. Questa è legata a diversi fattori, uno dei quali è la dimensione del sensore della fotocamera. Più grande è il sensore, minore sarà la PDC a parità di altri parametri. Il sensore delle fotocamere digitali compatte è molto più piccolo rispetto ad una reflex ed è per questo che sulle compattine si ha l’effetto tutto-a-fuoco. Se comunque hai una reflex, saprai probabilmente che la PDC è legata direttamente all’apertura del diaframma. Se non lo sapevi adesso lo sai e non hai più scuse. Ora è possibile che il tuo obiettivo, soprattutto se acquistato in kit con la macchina, abbia una apertura massima molto piccola tipo f/4.5 o f/5.6. (rabbrividiamo) riducendo oggettivamente la possibilità di sfocare checchè si voglia.
Ma non devi disperare: la PDC dipende anche da altri fattori: la distanza del piano focale (della fotocamera) dal soggetto e la focale utilizzata.

In particolare la PDC si riduce avvicinandosi al soggetto e al crescere della focale utilizzata (quest’ultima cosa non è in realtà vera da un punto di vista più pragmaticamente tecnico ma ti rimando qui per una sana lettura in merito). Cerca quindi  si avvicinarti il più possibile e di usare le focali più lunghe a tua disposizione.

Non hai un tele e nemmeno un grandangolo luminoso? Beh, almeno fai quello che puoi. Sappi però che con poco più di 100 euross puoi portarti a casa un ottica con apertura 1.8, hai capito bene.

Aiutati poi staccando quanto più possibile il soggetto dallo sfondo: aumenterai l’effetto sfocato portando lo stesso al di fuori dell’area a fuoco.

Attenzione!

Esagerare con aperture e focali per ridurre la PDC può portare a risultati controproducenti. Ad esempio se state scattando a f/1.4 una coppia i cui volti non sono perfettamente allineati e quindi equidistanti dal piano focale, a causa della ridotta PDC avrai a fuoco l’uno e l’altro no. Addirittura nel caso di un volto di 3/4 potresti avere a fuoco un occhio si e l’altro no!

Parola d’ordine: Profondità di campo ridotta

Eccoci qui con l’ausilio di Donna. Preferisci vedere cos’ho in libreria o ti basta l’avvenente volto della ragazza?

2 – La luce che stai usando è troppo dura

Non ce n’è: la qualità della luce che illumina il soggetto fa la differenza. Non per niente fotografia deriva etimologicamente da blablabla e robe noiose ma vere.
La luce ha diverse caratteristiche e conoscerle ed imparare a gestirle, modificarle e quant’altro è fondamentale. No, la principale non è il costo, anche se sto mese è arriva una sassata di bolletta. Quella più facilmente comprensibile è l’intensità. Ce ne accorgiamo quando scattiamo ad esempio due sere dopo che ti sei laureato in un night della bassa lomellina che spacciano come discoteca. Facciamo verosimilmente più fatica a comprendere invece i problemi che genera la troppa luce: necessità di chiudere il diaframma anche a tempi veloci con conseguente aumento della PDC, vedi il punto precedente.

Quando parliamo di ritratto in realtà la caratteristica più importante è la morbidezza. La morbidezza (o durezza) della luce, dipende in soldoni dalla gradualità con cui questa passa dalle zone più luminose a quelle d’ombra. Più la luce è dura, più produrrà ombre nette e marcate. Da cosa dipende quindi la morbidezza della luce? Fondamentalmente da due fattori: la dimensione della sorgente e la distanza della stessa del soggetto. Più è grande la sorgente, più morbida è la luce. Analogamente più vicina è la sorgente al soggetto, più morbida sarà la luce prodotta. Questi due fattori possono essere riassunti con un’unica grandezza: la dimensione apparente della sorgente luminosa. Ad esempio il Sole, pur essendo una sorgente molto grande produce ombre molto nette e una luce quindi molto dura proprio perchè è lontanissimo dai soggetti. Icaro probabilmente prima di gremarsi le ali avrebbe proiettato dietro di se un ombra poco definita. Un fotografo che passasse di la avrebbe fatto un bel ritratto con una bella luce morbida e si sarebbe abbronzato parecchio.
Allo stesso modo, la luce di una torcia (ma anche di un flash) è puntiforme quando illuminiamo un volto anche da molto vicino  ma è enorme se la teniamo a mezzo cm da una formichina. Non so se le formiche abbiano la retina ma facciamo un minuto di silenzio per le stesse nell’eventualità.

Attenzione! La luce può essere modificata! Diffusa, rifratta, riflessa e così via. Può essere ingrandita e in generale ammorbidita. Mettetevi allo specchio con una torcia, puntatevi la luce in faccia. Poi mettete tra voi e la torcia un lenzuolo. Ok ci voglio troppe mani. Ma avete capito il senso. Provate ed osservate attentamente: mettendo qualcosa tra il soggetto e la sorgente luminosa cosa cambia? Si la morbidezza, l’abbiamo capito, ma quale altra caratteristica della luce? E se quello che interponiamo non è perfettamente bianco?

Parola d’ordine n.2: Luce morbida

Rieccola. Scegli tu che tipo di luce preferisci.

3 – Il soggetto è posizionato al centro

Di solito, distratti da aperture, tempi, tipe che passano per la strada, ci dimentichiamo di un aspetto fondamentale: la composizione.
Piazziamo quindi il soggetto al centro dell’inquadratura e via. Se ogni tanto cazzeggiamo sul web o abbiamo preso fotografia per tutti in libreria, ci spingiamo ad utilizzare la regola dei terzi.
Bene, ma possiamo spingerci oltre. Possiamo includere nell’inquadratura, tutto quello che può aiutare a leggere l’immagine.
Linee, prospettiva, contrasti cromatici. Tutto quello che ci viene in mente. Il nostro occhio (e il nostro cervello) usano regole ben precise per interpretare una foto.
Capirle è fondamentale per sapere cosa e come introdurre elementi all’interno dell’inquadratura.

Attenzione!

Nelle culture occidentali, leggiamo la foto secondo determinati criteri, in particolare partendo dall’alto a sinistra spostandoci in basso a destra. Questo perchè è la stessa maniera in cui leggiamo del testo! Difficile quindi a credersi, foto che in determinate culture sono piacevoli, possono risultarlo meno in altre!

Parola d’ordine n.3: Decentra il soggetto

4 -Le tue foto non sono esposte correttamente

Ok hai messo la reflex in modelità “P” che sta per “Professionista” giusto?
Bene, la maggior parte delle volte ti è andata bene. Ma non sai perchè a volte la reflex  sbaglia ed il soggetto viene troppo chiaro o troppo scuro. (è ora che cominci a dire sovra o sotto esposto, anche solo per darti un tono)
All’interno di ogni fotocamera c’è un esposimetro che è quell’aggeggio con la palla bianca che vedi piazzare in faccia al soggetto ogni volta che qualcuno sta fotografando qualche feeega con gli ombrellini e via. In realtà è un pochino diverso in quando non misura la luce che colpisce il soggetto ma quella riflessa dal soggetto, con tutta una serie di implicazioni. Ti serve sapere che il lavoro che fa sto coso  è di misurare la luce e dire alla fotocamera che parametri utilizzare per esporre correttamente la foto.
La maggior parte delle volte fa il suo mestiere, altre canna clamorosamente. E’ il caso ad esempio del controluce: l’esposimetro vede entrare parecchia luce e sceglie i parametri di scatto di conseguenza. Peccato che il soggetto occupi solo una piccola porzione di inquadratura e venga quindi nero come la notte.

Okkio quindi all’esposizione. Come procedere senza sbagliare? Beh in due parole è complicato però puoi scattare in manuale e valutare l’eposizione mediante LCD o (meglio) leggendo l’istogramma (ok non sai cos’è l’istogramma ma non è che posso scrivere tutto in un unico post). Oppure puoi utilizzare qualche semiautomatismo e compensare.

Attenzione!

L’esposimetro può essere educato in maniera da funzionare nella maniera più adatta al contesto. Nella fattispecie puoi dirgli come considerare la luce che vede entrare e come pesarla a seconda della zona in cui la stessa cade. Matrix, spot, pesata al centro e via dicendo sono tutti termini con cui dovresti diventare famigliare!

Parola d’ordine n.4: Esporre correttamente

5 – Hai scattato con una compattina

Sebbene l’attrezzatura non sia quello che fa la differenza, è evidente che a un certo punto i limiti della stessa potrebbero cominciare a farsi sentire. Così come una chitarra da 4.000€ non farà di te Steve Vai o Andres Segovia, una reflex da 2.000 non farà di te un novello Cartier-Bresson.
E’ altrettanto evidente che fare quello che un virtuoso dello strumento con una tamaki da 5o € made in taiwan potrebbe essere più complicato.

Attenzione!

L’attrezzatura deve essere un limite solo quando i limiti li hai raggiunti effettivamente. Sfrutta il più possibile la tua fotocamera e sappi che i limiti che ha sono più in alto di quello che pensi!

Parola d’ordine n.5: Raggiungi i limiti della tua attrezzatura!

5 bis –  Non hai ancora partecipato al corso di Fotografia di ritratto di FuoriFuocoStudio.

E’ appena finito ma sta per ricominciare! Farà bene alla tua fotografia ma anche alla tua linea e al tuo benessere psicofisico. Non sei convinto? Tra poco arrivano gli estratti video del corso precedente, tieni duro!

Attenzione!

Se non lo fai potrebbe uscirti un brufolo

Parola d’ordine n.5bis: Ti è piaciuto l’articolo? Sceralo a manetta! Con-di-vi-di, con-di-vi-di (si sillaba così?)

9 commenti su “5 motivi 5 per cui i tuoi ritratti sembrano fatti con la compattina

  1. Parto dai i complimenti per il blog, per il post o per il coraggio/impegno della tua scelta di vita?
    Poco importa, credo…

    Tutto bello, leggo volentieri il tuo blog da qualche giorno e vago con piacere nei post, dal più vecchio al più nuovo.
    Impagabile la tua voglia di condividere la tua visione di fotografia e vita.

    GRAZIE!

    1. Simone!
      Grazie davvero per i complimenti (che naturalmente e assolutamente non merito).
      Ho fatto un giro sul tuo di blog e anche se sembra che poi ci facciamo le manette a vicenda, devo assolutamente ricambiare!
      A prestissimo!

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