Siamo tutti fotografi

Se appena, appena leggi ogni tanto di fotografia (ad esempio se ti capita di perdere tempo su CiCCiO.iT) ti sarà capitato di nusmare un’aria non troppo serena.
I motivi sono i più vari.
Naturalmente il periodo di congiuntura economica (ma come parlo?) fa la sua parte.
Il fatto che poi vi sia stata una vera e propria esplosione in termini di produzione di immagine ha avuto il suo peso.
Provate a chiedervi quale sia il più grande Database di immagini online.
Getty? iStockPhoto?
Flickr con i suoi 6 miliardi di foto?

Buzzzzzz! Sbagliato.
Facebook.
Con qualcosa dell’ordine dei 90 milliardi di foto.
Capite che con una produzione così elevata e soprattutto variegata e geograficamente distribuita, ha senso che un certo tipo di industria ne abbia approfittato.
Il mondo editoriale in particolare è quello più colpito dalla cosiddetta crisi di settore.
Non serve più avere un inviato in Afghanistan quando ci sono migliaia di cellulari pronti a riprendere tutto quello che accade in tempo reale.
Potremmo parlare per ore della qualità di questo eccesso di informazione. Parliamone se siete stufi di tgcom.it.

Ormai siamo tutti fotografi.
I costi di accesso alle attrezzature sono ormai alla portata di tutti (tranne forse di quei poveracci dei fotografi) ed altrettanto sono quelli di accesso alla professione. (Vabbè parliamone…)
In particolare un settore come quello della fotografia di matrimonio che fa gola a molti visto che ancora c’è qualche possibilità economica, ha subito l’attacco di wannabees, weekend warriors, dopolavoristi, amatori evoluti, qualunque altra fregnaccia di definizione e anche dall’interno da tutti quei fotografi che non trovano più spazi economici adeguati nell’editoriale, nel fotogiornalismo e così via.

Ed ecco che molti prevedono lo sfacelo.

Sarà che io sono ottimista.
Sarà che sono un babbo ciddone.

Io la vedo diversamente per i seguenti motivi:

– Se i costi di accesso sono ridotti, è solo un bene per l’industria e peri consumatori.
Più fotografi ci sono in circolazione, più alta è la scelta e maggiore è il rischio di trovarne di preparati. E’ il mercato poi a fare la sua selezione come in ogni altro settore.
Se vuoi aprire un ristorante devi fare un mutuo, pagare uno chef, tre aiuti, il personale di sala, rinnovare i locali. Se non hai un capitale, o sei abile a trovare investitori o resti in Carrefour, sistemi informativi. Se hai via due soldi (più di quelli che pensi, ne parlerò un giorno) avvi la tua attività di fotografo.
Il vantaggio di una situazione simile è evidente: in un mondo in cui tutti lottano alla pari (supponendo che nessuno giochi sporco e vabbè, chiudiamo gli occhi, respiriamo, facciamo finta di non essere in Italia) quello che fa la differenza sono le idee, la creatività, la capacità di proporre qualcosa di diverso e/o di meglio degli altri oltre che naturalmente le doti imprenditoriali del singolo.
Tutta roba non di poco conto. Ma tutta roba non legata al denaro.
Non mi spaventa quindi il tizio che ha il negozio di ottica e fa i matrimoni auammana nel weekend.
A parte che non mi spaventa nessuno a parte taluni cessi con cui sono stato quando ero giovane ma si sa, essendo stato con più di mille donne, tra le centinaia bellissime ve ne sono state alcune decine inguardabili (questa non so cosa centrasse) io vedo gli altri fotografi come colleghi e non concorrenti.
Vuoi davvero lavorare in un settore in cui quello che emerge è quello che ha la fotocamera migliore? Ma meno male che le fotocamere professionali hanno prezzi accessibili, la differenza a questo punto la fa chi sta dietro.

-Un numero elevato di amatori, aspiranti fotografi o fotografi professionisti, significa un maggior numero di persone che è in grado di percepire la differenza tra un prodotto e l’altro.
Significa persone che capiscono il valore aggiunto che un fotografo professionista può dare e sono in grado di attribuire il giusto valore, anche economico ad un prodotto di qualità.

E’ un mondo che cambia, a una velocità che nessuno si aspettava. Se l’avvento del digitale ha rivoluzionato tutto, altro è dietro l’angolo. Chi si aspettava la rivoluzione che le reflex stanno portando nel mondo del video?
Nessuno, credo neanche Canon quando ha fatto uscire la 5D MkII.
Chi si aspettava Internet? Facebook?
Gli unici che ci hanno beccato in passato non sono stati mica nostradamus o più accreditati scienziati.

Sono stati gli scrittori di fantascienza.
Perchè hanno provato ad immaginare qualcosa che non c’era e non l’evoluzione di qualcosa di esistente.

Tornando abbomba Tomesani di TauVisual porta l’esempio di quello che una volta scriveva lettere sotto dettatura. Un mestiere anacronistico, che non ha più senso d’essere.
Ma questo non vuol dire che non esistano più mestieri legati alla scrittura.
Anzi come spesso accade quando un servizio si standardizza, diventa quello che si dice una “commodity”, qualcosa di consolidato e dato per scontato. Su e con queste commodity vengono poi costruiti i servizi a valore aggiunto. Una volta si faceva business vendendo connettività, abbonamenti ad internet. Ora i margini sono sui servizi a valore aggiunto, sui contenuti, sulla pubblicità online e così via, non certo sulla merà connettività (ok, ok lo so, rifacciamo finta di essere in un paese normale…)
Alla fotografia è accaduto questo.
La gente si aspetta giustamente, che con le moderne attrezzature chiunque riesca a produrre una foto tecnicamente corretta.
Quello che fa la differenza è il valore aggiunto.
E’ indispensabile fare foto che lo zio, il collega, il cugino a cui la nonna ha regalato la reflex, non sono in grado di fare, altrimenti tanto vale scegliere loro.

E’ un momento entusiasmante per gettarsi nella mischia e vedere cosa sta succedendo, viverlo in prima persona.
Leggete il blog di Seth Godin

il quale sostiene che questo altro che momento di crisi, è la più grande occasione che tu abbia mai avuto e non te ne stai nemmeno accorgendo.

Poi date un occhiata al trailer e anche a tutto sto film se vi capita:

E siccome in un blog che parla di fotografia ha senso che ci sia una foto in ogni post, ecco qua:

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