Gli americani, che quando vincono il Superbowl dicono campioni del mondo, di una cosa sola non possono vantarsi: aver scoperto l’America.
E allora se la menano parecchio per essere stati i primi a sorvolare l’Atlantico.
Charles Lindbergh è un eroe nazionale. Un po’ come il nostro Colombo, solo che di la hanno il Columbus day, qua il Lindbergh è un formaggio svizzero.
Quando Ries e Trout illustrano la prima delle 22 immutabili leggi del marketing, usano proprio questo esempio.
Siccome anche di Amelia Earhart se ne parla poco in Italia, cercherò di tradurlo.
Chi è stato il primo a raggiungere l’America via mare (oh, perdonate il lessico da 5a elementare)?
Beh, l’ho già detto io sopra, non vale. Comunque si, Colombo.
E il secondo?
Nessuno se lo… calcola.
Dopo di colombo, Caboto e altri che i mediamente ignoranti, per non parlare di quelli heavy metal come me, non ricordano. Probabilmente questi sconosciuti l’hanno fatto anche in meno tempo, con meno risorse.
Tutti conoscono però l’ingegner Amerigo Vespucci. Eperchemmai?
Colombo pensava di essere sbarcato in India.
Vespucci fu il primo ad avere l’intuizione che si trattasse di un nuovo continente.
Gli autori fanno dunque un parallelo del tipo: Se non sei il primo, non ti si fila nessuno. Ma non rimanerci male: se non sei primo in una categoria, puoi sempre inventarti una sottocategoria in cui arrivare primo. Ad esempio, Pizzarro avrebbe potuto fare rotta su Casablanca per farsi operare ed essere la prima donna a sbarcare in America. Avrebbe eventualmente potuto anche essere la prima donna a sbarcare in nordafrica e perchè no, anche il primo transexuale.
Sto divagando.
Il libro è di piacevole lettura ed ogni legge è corredata di esempi esplicativi e case studies (cos’è che ho detto?) e, come sempre, va letto cum grano salis (adesso sto esagerando…).
Peccato l’ultima regola reciti che rispettare tutte le altre non serve a nulla se non si hanno soldi a sufficienza.
Fino alla 21 mi avevate fregato, il prossimo libro, parto dal fondo.